Il periodo di comporto per i lavoratori disabili

L'attuale situazione di incertezza giuridica

9/18/20251 min read

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La recente sentenza della Corte di Giustizia UE (11 settembre 2025, C-5/24) affronta il tema del licenziamento per superamento del comporto dei lavoratori disabili. La Corte ha ritenuto non in contrasto con la Direttiva 2000/78/CE la disciplina generale (come quella del CCNL Commercio, con 180 giorni di comporto più 120 di aspettativa), ma ha precisato che il datore di lavoro deve comunque valutare “accomodamenti ragionevoli” per il lavoratore disabile, purché non rappresentino un onere eccessivo.

La decisione lascia però aperti scenari critici:

  • Il giudice nazionale diventa arbitro della congruità delle soluzioni adottate, con un margine enorme di discrezionalità.

  • Il datore di lavoro viene di fatto chiamato a valutare la condizione di disabilità del dipendente, un compito che esula dalle sue competenze e rischia di scaricare impropriamente su di lui analisi medico-sociali complesse.

  • La certezza del diritto ne esce compromessa: i contratti collettivi non offrono regole chiare e uniformi, e le aziende restano esposte a un contenzioso imprevedibile.

In sostanza, se da un lato la Corte UE si discosta dalla posizione più rigida della Cassazione italiana (che aveva bollato come discriminatorie le regole generali di comporto), dall’altro apre la strada a un sistema che rimette tutto al caso per caso, all’apprezzamento del giudice e alla valutazione aziendale dello “stato di disabilità”.

Il risultato? Un terreno scivoloso, in cui si rischia di sostituire una discriminazione formale con un’incertezza sostanziale, con conseguenze negative sia per i lavoratori sia per i datori di lavoro.